Un Blog che diffonde magia...

Un Blog che diffonde magia...la stessa racchiusa nel mio libro,anzi la mia opera prima "Le stelle sul soffitto"

e non solo...vi aspettano racconti, vaneggiamenti e molto altro ancora...di una "FORSE" scrittrice!



venerdì 25 novembre 2011

Notizie da Cremisi


Forse questo sarà il mio ultimo articolo o chissà un nuovo inizio. Sono qui a raccontarvi di sangue, di morte, di Cremisi. Nella Londra di questi tempi nessuno è al sicuro, tranne che nella città nuova dove il bello, la ricchezza ha contagiato l’essere umano lo ha reso docile e mansueto lasciando alle bestie solo un angolo di terra remoto allo stesso occhio umano. I non “Signori”, i padri di famiglia poveri, i deviati, i seguaci del male si sono rintanati a Cremisi. Così è stato soprannominato il quartiere situato nell’estremo nord della città dai suoi stessi abitanti, dai suoi stessi ratti. Sarà per il buio che imperversa dalle prime ore del mattino, a causa del folto fumo delle fabbriche che ricopre il cielo, che rende la notte più nera dell’oscurità stessa, la tinge di rosso. Il Rosso, la mia ossessione, la mia ragione di vita. L’ho seguito in lungo e in largo, ho investigato su di lui senza trovarne mai traccia, ma sulla sua scia sì. È un omicida, dei più spietati. Su di lui si sono raccontate leggende e favole nere, ma solo io so la verità, solo io lo conosco intimamente e questa notte mi sta aspettando. Non svelerò il suo nome, non lo conosco ma racconterò dei suoi fatti e dei suoi misfatti. All’inizio uccideva per divertimento, si notava dalla goffaggine che aveva nell’impiastricciare i vicoli che designava come tomba per le sue vittime. I suoi soggetti non erano celebri, non erano capaci di attirare attenzione, così per la polizia risultò quasi un paladino, uno spazzino, e poi chi si sarebbe curato di un topo di fogna in meno, a Cremisi no di certo. Ma gli assassini divennero quasi un motivo di attenzione per i signori della città, se ne parlava nei salotti e nei cafè, era più celebre lì che nel suo luogo di nascita. Sì,perché nessuno conosceva meglio di lui quelle strade, quando agire, dove nascondersi al momento giusto tracciando persino una nuova mappa di quel quartiere. Quanti cunicoli e strade apparentemente senza uscita avevano sbocchi alquanto interessanti, io stesso ne sono rimasto sorpreso, e le indagini proseguivano ma a rilento senza la dovuta attenzione. Intanto già allora mi dedicavo a lui, ma i miei articoli erano cartastraccia solo un pettegolezzo così mi dicevano, ma io sapevo che lui era lì fuori e che mi vedeva, mi seguiva. Poi d’improvviso tutto tacque. La notte andavo a Cremisi, sguardo basso impermeabile serrato e cappello poco più alto degli occhi, pensavo di riuscire a mimetizzarmi tra quei cani ma il forestiero, così mi additavano, venivo scoperto ogni notte e tornavo a casa senza notizie, ma bastò una sirena a risvegliare la mia penna. La scena del crimine era cambiata, forse era un nuovo saluto un modo per attirare l’attenzione, e ci riuscì. Aveva spezzettato la vittima tracciandone una linea con i suoi stessi resti sino alla sua tomba da lui designata e al di sopra di essa una striscia di sangue, come per indicare il punto esatto dove cercare, ricopriva il muro. Con attenzione la guardai, vidi una firma lasciata da parte sua ma con mani altrui. In quel segno c’era tutta la disperazione della sua preda e la sua sete di sangue. Così è diventato famoso, i titoli si sono affollati sui maggiori quotidiani battezzandolo, ma ci avevo pensato già io, il Rosso di Cremisi. In quell’apogeo, smisi di scrivere di lui, mentre le morti si affollavano, poi una sera mi venne a trovare. Un biglietto scivola sotto la porta, un colpo sull’uscio mi avverte della sua presenza, mi avvicino, lo prendo, una R scritta col rosso mi annuncia il mittente. Ho paura che sia sangue, non la tocco, non la sfioro ma il mio desidero è ben diverso. Apro quel biglietto “Scrivi”, c’era scritto. Avevo intuito bene, sapeva chi fossi, forse mi aveva visto a Cremisi o più semplicemente aveva letto di lui dalla mia penna. Io il suo ammiratore, forse è così che mi credeva uno sciocco ammiratore che geloso del suo idolo perché tutti si erano accorti di lui aveva smesso di scriverne, ma lui non ne era affatto contento. Poi pensai “ se mi ha ordinato di scrivere me ne darà un motivo”. E motivo fu. Scatenò il panico nella città nuova. Fu notizia del giorno dopo, che un importante industriale di Rever Street era scomparso in piena notte mentre tornava a casa da teatro. Quando lessi la notizia pensai subito al biglietto che il Rosso mi aveva lasciato. Non mi restava altro che aspettare la notte. E quando calarono le tenebre e il cielo si tinse di sangue a Cremisi fu scavata una nuova tomba. Il rituale fu lo stesso. Brandelli di carne disseminati per i vicoli di quel quartiere annunciavano una nuova vittima, uno straniero. La polizia accertò che la vittima era Mister Edwin scomparso da casa la sera prima, quando giunse il dottore per i dovuti accertamenti, mentre ricomponeva i pezzi del cadavere si lasciò cadere un fogliettino dal morto. Lo recuperai in un lampo. Era simile al biglietto che avevo ricevuto e infatti il mittente era lo stesso, così come la stessa R ricopriva la parte superiore della carta, ma diverso era il contenuto. Un testamento del morto riportava questa dicitura “ Il mio nome è Edwin Tod. Scrivo queste righe di mio pugno, col mio sangue perché sia io stesso testimone della verità che sto per dire. Sono un uomo vile, mi sono arricchito a discapito dei deboli e dei poveri, sono un uomo avaro avvezzo al gioco e all’alcool. Trascorro le notti alla ricerca di donne facili e quando il vizio prevale mi prendo ciò che voglio con la forza. Per questo merito di morire. Firmato Edwin Tod”. Il rosso aveva trovato la sua missione, i suoi piani erano cambiati ed io ne ero il primo testimone, il suo eletto. Concordai con il capo della polizia quando gli fornii la prova di avere in cambio l’esclusiva di ciò che avevo letto. Il resto fu solo fama. Gli omicidi continuarono, la città ricca si tinse di rosso del “Rosso”, ovunque ci si aggirava ora sembrava di trovarsi sempre a Cremisi. Quel confine sottile segnato tra i signori e i non era stato abbattuto, i segreti delle famiglie più prestigiose di Londra furono scoperti e messi in piazza e giustiziati come prevedeva la legge del “Rosso”, la feccia era ovunque. Ma una notte ci fu un intoppo. Mentre tornavo a casa sentii delle urla. Iniziai a correre. Era un uomo, sentii perfettamente le parole Falcon Street e mi diressi lì. Sapevo bene cosa e chi mi aspettava, l’assassino più in voga del momento stava facendo la sua nuova vittima. Credevo che il tempo impiegatoci a raggiungerlo sarebbe stato sufficiente a metterlo in fuga , ma non fu così. Un uomo vestito di nero prevaricava su di un altro, uno dei ricchi per metà fatto a pezzi, privato degli arti inferiori e di una mano. La mia ombra mi tradii. Quell’uomo di nero vestito si alzò, e quando si voltò aveva il volto tinto di rosso, capì chi era ma il fatto che si fosse mostrato mi lasciò a bocca aperta. Ero lì, faccia a faccia con l’uomo che avevo inseguito per tutta una vita la cosa più logica sarebbe stata quella di avvertire la polizia, ma rimasi pietrificato da quella apparizione, non una parola, non un sospiro. Avvertivo bene i colpi che nel petto mi faceva il cuore, quasi mi schizzava fuori. Lui calmo, come se sapesse già della mia reazione, come se avesse già vissuto quel momento, altro non fece che riprendere il suo lavoro. Mi lasciò andare. Scappai, nonostante avessi avuto i nervi calmi sino a quel momento. Arrivato a casa mi barricai al suo interno, chiusi bene la porta e serrai le finestre, rimasi nel buio a meditare a farmi mille domande sul perché mi avesse lasciato andare, perché fare una nuova vittima proprio poco distante da casa mia, ma fui interrotto. Sentii  chiaramente in quel silenzio lo scivolare di un nuovo biglietto sotto la porta, nessun colpo stavolta, però. Nel buio lo presi, sapevo di chi era, accesi una candela e con le mani tremanti lo aprii e lo lessi “ Indovina il prossimo”. Lo lasciai cadere. Il prossimo sarei stato io. Ma, prima mi aveva fatto un regalo, un nuovo scoop, un ultimo scoop. Pensai alle mie colpe a ciò che mi avrebbe costretto a scrivere con il mio sangue, e ce n’era da scrivere. Senza essermene accorto gli avevo venduto l’anima a costo del sangue di tutti quei morti per la sola sete di fama, ero suo complice fino a rendermi partecipe dei suoi omicidi. Tra poco uscirò, prenderò il mio impermeabile, metterò il cappello poco più in su degli occhi e mi dirigerò a Cremisi. Ho un appuntamento stanotte col Rosso, la morte mi attende. Firmato Clark Shoter.       



Ersilia Anna Petillo

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