Un Blog che diffonde magia...

Un Blog che diffonde magia...la stessa racchiusa nel mio libro,anzi la mia opera prima "Le stelle sul soffitto"

e non solo...vi aspettano racconti, vaneggiamenti e molto altro ancora...di una "FORSE" scrittrice!



venerdì 8 febbraio 2013

Bar Mario


Ci sono dei luoghi che diventano un simbolo, delle vere e proprie istituzioni, da proteggere e valorizzare. Ci sono dei luoghi in cui ti senti al sicuro a prescindere, dove non importa chi incontrerai, cosa farai o come ti sentirai una volta giunto lì, se ti sembrerà simile alla tua casa. Ci sono luoghi come il Bar Mario, dove la sera i ragazzi si davano appuntamento per bere qualcosa dopo cena, dopo esser usciti con la fidanzata o la tipa di turno e raccontarsi un po’ come era andata la giornata. C’era Antonio, aveva venticinque anni e di professione faceva il meccanico. Non era mai stato bravo a scuola, aveva studiato fino alla quinta elementare, poi si era dato al lavoro. Era un tipo in gamba, educato, gentile aveva un sorriso dolce e grande, gli si illuminava il viso quando lo faceva perché strizzava anche gli occhi ed il naso gli si arricciava. Il mestiere che aveva scelto di fare, lo portava avanti con coscienza e bravura. Era un asso nel capire, come mai qualsiasi motore, di qualsiasi tipo di macchina, non funzionava a dovere. Gli bastava  un’ occhiata veloce. Nella vita privata invece non gli andava mai bene. L’ ultima fidanzata che aveva avuto, era stata, come sempre, una storia seria tanto che avevano progettato di sposarsi tra qualche anno. Poi lei lo tradì. Ultimamente però Antonio aveva conosciuto una ragazza, di qualche anno più piccola. L’ aveva incontrata per strada mentre se ne stava fuori dalla sua piccola autovettura, che si era arrestata per qualche guasto al motore, così pensava Giulia. Da gentiluomo si era fermato e le aveva prestato soccorso. La ragazza aveva accettato subito il suo aiuto, senza pensarci troppo. Sedutosi in macchina Antonio tentò di avviare l’automobile, che però non rispondeva al comando per il semplice motivo che la benzina era finita. La ragazza arrossì quando il meccanico le comunicò qual’ era il motivo, per cui l’auto si era fermata. Successivamente a quell’ incontro fortunato, i due si scambiarono i contatti telefonaci e la stessa sera presero a chiamarsi. Durante una giornata normale, riuscivano a sentirsi troppo spesso, ma a nessuno dei due dispiaceva, poi iniziarono col frequentarsi uscendo insieme. E tra una pizza, l’intervallo del film, ed una passeggiata scoccò il primo di una lunga serie di baci. La loro relazione continuò per molti anni, sino a quando Antonio iniziò col far presente a Giulia, le sue intenzioni serie per quanto riguardava il loro futuro insieme. Ma la ragazza aveva tutt’ altri progetti. Era prossima alla laurea e aveva già pronta nel cassetto della scrivania di casa, la domanda di ammissione per un Master a Londra della durata di tre anni. Antonio era pronto ad accettare tutto, anche quel possibile allontanamento, se necessario, perché per lui Giulia era importante, tanto quanto la sua felicità e per lei avrebbe fatto di tutto, anche se questo voleva dire aspettarla per tre lunghi anni, lui le sarebbe stato fedele sempre e comunque, perché non voleva sprecato quell’ amore che tanto aveva atteso. Al contrario di Giulia. Quella sera Antonio era più giù del solito, era arrivato al Bar prima di tutti gli altri, aveva preso un caffè, aveva scambiato due chiacchiere con Mario, come sempre di servizio dietro al bancone. Poi era uscito fuori per aspettare l’arrivo del resto del gruppo appoggiandosi sul cofano anteriore della sua  Fiat Uno bianca. Proprio mentre era in attesa, arrivò in sella al suo motorino per metà ammaccato Paolino. Aveva ventidue anni, si era diplomato da poco, presso un istituto professionale privato. In paese era conosciuto, perché suo padre faceva il macellaio e tutti andavano a rifornirsi da lui. Anche a Paolino la scuola non era mai piaciuta, si svegliava alle dieci del mattino per andarci, tanto pagava papà. Dopo il diploma aveva deciso di oziare, di prendersi un po’ di tempo per se, uscire più di quanto non faceva già con gli amici, bere, fare tardi, incontrare gente e uscire con le ragazze. Ma questo era un tasto dolente. Se c’era qualcuno che con le donne proprio non ci sapeva fare quello era lui, per il semplice fatto, che era un po’ rozzo anche nei modi, rude in troppe circostanze, tatto zero. Rideva sempre alle battute sbagliate e i complimenti non sapeva proprio cosa erano. Tutte doti e qualità, che non facevano di certo breccia nel cuore di una ragazza. Si diede il caso che Paolino si era innamorato di una ragazza in paese. Una tipa seria, divertente e per di più intelligente. Insomma l’opposto di lui. Era una partita persa in partenza, ma decise di provarci comunque. Per tutta risposta ebbe ben due no a due proposte di appuntamento. Lasciò passare un po’ di tempo e si ripresentò a Silvia, la situazione non cambiò più di tanto, anche se, invece di due, stavolta, i no raggiunsero quota tre. Alla fine, decise di aggirare l’ostacolo cercando di fare breccia nel cuore delle amiche di lei. Diventò loro amico, confidente, disponibile in tutto e per tutto e al momento giusto chiese al gruppo di comari se, sostanzialmente, potevano metterci una buona parola con Silvia. Ah il potere dell’ amicizia, quanto è grande! Fa realizzare cose apparentemente impossibili. E fu così che a Paolino fu concesso di uscire con la tanto desiderata Silvia. Per un caso più straordinario, che possibile finirono insieme. La storia durò in tutto meno di una settimana, perché Silvia si ricordò rapidamente per quali motivi non voleva averci niente a che fare ottenendo la piena comprensione delle sue amiche, che da allora si occuparono di proteggerla accuratamente da Paolino. Nonostante ciò, il ragazzo continuò imperterrito, per i mesi successivi alla loro rottura, a corteggiarla, se di corteggiamento si può parlare il fatto che la pedinava ovunque, la rincorreva col motorino, le faceva chiamate anonime solo per sentire la sua voce, le mandava messaggi sul cellulare, che non avevano neanche lontanamente la forma di una dichiarazione d’ amore. Poi la catastrofe. A Paolino giunse voce che Silvia si era invaghita di un certo Luciano. Bello, affascinante insomma proprio il tipo di ragazzo che avrebbe potuto fare breccia nel cuore della sua amata. Prima che potesse andare alla scoperta di questo suo rivale in amore, li sorprese a baciarsi appassionatamente proprio sotto il portone di casa di lei. Quella sera Paolino aveva proprio intenzione di ubriacarsi. Entrato da Mario e ingurgitò per tre volte di fila il solito. Non aveva neanche fatto caso ad Antonio fuori. Quando uscì in strada, poco lucido, si accostò all’ amico e senza neanche salutarlo gli si sedette accanto. Intanto sopraggiungeva a piedi camminata fiera, passo da felino e sguardo profondo, Michele. Tra i tre era il più bello. Non c’era ragazza in tutto il paese che non si era concessa a lui. Tutte erano pazze di quel giovanotto, anche se era fidanzato. Come Antonio aveva venticinque anni, aveva studiato, si era diplomato come ragioniere, ma sognava un altro futuro. Da grande, infatti, voleva fare il pompiere e forse ci poteva riuscire, poiché aveva partecipato al concorso e stava aspettando l’esito delle varie prove, che aveva sostenuto e intanto continuava a lavorare alla Fiat di Pomigliano. Era fidanzato, ormai da anni, con Chiara, anche lei del posto. Si erano conosciuti tramite amici di amici, durante una serata in un locale. Fu amore a prima vista. Solo dopo pochi mesi, da quando stavano insieme, Michele decise di presentarla alla famiglia. Il giorno dopo tutto il paese ne parlava, qualcuno mise persino la voce in giro, che Chiara fosse incinta o che erano prossimi alle nozze, per spiegare quel gesto. Naturalmente le chiacchiere, giunsero alle orecchie della famiglia di lei. I genitori di Chiara le proibirono categoricamente di uscire con Michele, spiegandole che non era l’ uomo che faceva al caso suo, poiché lei era prossima a diventare una dottoressa e quindi il suo futuro marito non poteva non essere che uno del settore. Vedendo la resistenza con cui Chiara si opponeva a quella decisione, i genitori le proibirono di uscire per mesi, metteva la testa fuori di casa solo per andare a scuola, per giunta scortata dal fratello più grande, nel caso sua madre o suo padre non erano disponibili ad accompagnarla. Quella situazione andò avanti per molto, troppo tempo poi Michele decise di affrontare il problema presentandosi a casa della sua fidanzata, per parlare con i genitori e dimostrare loro, che si sbagliavano sul suo conto. L’ incontro andò male, anzi fu stroncato sul nascere, appena la Signora se lo ritrovò sull’ uscio di casa gli richiuse la porta sul muso all’ istante. Chiara per riacquistare la sua libertà aveva dovuto promettere alla sua famiglia, che mai avrebbe rincontrato Michele e che la loro storia si poteva considerare chiusa. In apparenza fu così, ma segretamente i due continuarono a vedersi. Così tra alti e bassi, il loro amore continuava a galleggiare nell’ impervio mare dell’ infedeltà e del risentimento. Quando Michele giunse accanto ai suoi compari capì senza chiederglielo, che quella era stata una giornata dura anche per loro, così gli offrì una birra e tra una chiacchiera e l’altro risollevarono la serata. Al Bar Mario si incontravano storie, vite, amori, gioie, dolori, esperienze diverse ed avventure a volte sempre uguali. Non era difficile da trovare, bastava scendere il corso principale del paese, giunti all’ imbocca della piazza rallentare. Era proprio lì, sul lato opposto dove si trovava la sede del Comune, era il locale successivo alla farmacia. Poteva passare inosservato per la sua misera grandezza, aveva il respiro di una stanza striminzita, dalla forma quadrata. Il  piccolo bancone del bar era schiacciato sul fondo del locale, con dietro una varietà alquanto essenziale di bevande da servire, oltre alla imponente presenza della grossa e nera macchina del caffè. Sulle pareti l’ intonaco neanche si notava, tanto era coperto dalle vetrine, che non lasciavano al colore un po’ di respiro. Se ci si entrava in massa si correva il rischio di soffocare, così i clienti si accostavano al bancone con moderazione, scambiavano due chiacchiere con Mario e poi uscivano fuori da quel confessionale, sostando per un attimo sotto all’ insegna datata, scritta sul muro, senza luci ad illuminarla quando la sera cala. Per far notare il locale, bastava lo sfondo bianco, con la scritta blu e darsi appuntamento lì al Bar Mario, che era aperto sette giorni su sette, mattina e sera. A distanza di anni in quel luogo Antonio, Paolino e Michele tornavano ancora, si davano il solito appuntamento anche se non lo facevano così spesso come prima, perché Michele ha i turni da pompiere e si sta per sposare con Chiara. Paolino ha rilevato l’attività di famiglia, ha trovato una brava ragazza che lo ama per quello che è, così si sono sposati e sono in attesa del loro primo figlio. Antonio ha trovato lavoro in una fabbrica del Nord Italia, ha comprato casa e per il momento l’amore può aspettare.

Ersilia Anna Petillo
Tratto dalla raccolta di racconti "CimiTown" in concorso al Premio Cimitile 2012/2013

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